Abito da principessa: sì, purchè parli di te…

Abito da principessa: sì, purchè parli di te…

Praticamente ogni donna, fatta eccezione per le più trasgressive amanti dei look alternativi in ogni occasione, nel giorno delle proprie nozze vuole essere una principessa. Essere bella, essere perfetta e per un giorno avere quell’abito speciale, quel turbinio di stoffa, organze, pizzi, perline o ricami, che sembri uscito da una fiaba. E’ un sogno che si forma dentro ogni ragazza probabilmente fin dal primo libro illustrato della storia di Cenerentola, fin dal primo film della Disney, sia esso un classico come La Bella e La Bestia o la prima e più moderna storia di un’eroina di colore come nella Principessa e il Ranocchio. E sia, allora via alla ricerca attenta e certosina dell’abito, purché sia perfetto. Purché parli della sposa, però. Quindi forse è giusto pensare che quell’abito lì sia veramente, totalmente personale, il riflesso della propria indole, del proprio pensiero, dei propri ideali. 

Ne è un esempio perfetto l’abito della Principessa Eugenie di York, la figlia di Sarah Ferguson recentemente convolata a nozze con il suo Jack Brooksbank. Frutto della creazione degli stilisti Peter Pilotto e Christopher de Voos, l’abito era un perfetto esempio di elegantissimo A-line in jacquard di seta, prezioso e principesco quanto basta. Eppure… niente velo e una scollatura a V sulla schiena che sembrava fatta apposta per mostrare una lunga cicatrice che percorreva la colonna vertebrale. Visibile, per certi versi anti-estetica soprattutto su una principessa, eppure mostrata a tutti i costi. La schiena di Eugenie è stata operata per una grave scoliosi e la principessa ha persino postato, cosa del tutto inusuale per dei reali inglesi, la lastra della propria colonna vertebrale su Instagram, con supporti e chiodi ben visibili a testimoniare una sofferenza fisica non indifferente. Ed ecco che allora il suo abito perfetto diventa anche elogio all’imperfezione, ad una lotta contro la malattia che nulla ha di principesco. In altre parole un messaggio che parla a tutte o tutti coloro che hanno lo stesso problema di Eugenie perché si faccia diagnosi preventiva e si intervenga per tempo su questa patologia e soprattutto perché non si abbia vergogna di parlarne. 

Quell’abito quindi ci dice della personalità di una donna forte o comunque rafforzata dagli ostacoli della vita, per quanto nata indubbiamente sotto una buona stella. Ed è bello allora pensare di scegliere l’abito per le proprie nozze non solo perché ci faccia sentire principesse, perché piaccia alla mamma, conquisti lo sposo e, naturalmente, ci stia bene addosso, ma anche perché dica qualcosa della sposa e della sua personalità. Non chiediamoci troppo che cosa ne penseranno gli altri quando lo vedranno, ma realizziamo i nostri sogni. Non vergognamoci se ci piace una gonna ampissima come quella della Principessa Sissi nei celebri film o un pizzo un po’ sexy, purché sia rispettoso nel caso di matrimonio in chiesa. Mostriamo pure i nostri tatuaggi se davvero dicono qualcosa di noi o le nostre cicatrici se ne andiamo fieri. Diventiamo protagoniste del film del nostro matrimonio non solo come delle vere princesse ma come principesse … “vere”.

Foto: We Image